Nell’immaginario collettivo l’hacker è associato a qualcuno che viola un sistema informatico per rubare qualcosa. I film hanno contribuito ad alimentare questo immaginario: li vediamo utilizzare le loro capacità per entrare nel computer di qualche governo e aiutare il ladro o la spia di turno.
In italiano spesso usiamo il termine “pirata informatico” al posto di hacker. Ma le cose non sono così semplici. Non per forza un hacker è qualcuno che compie qualcosa di illegale: può essere anche una persona che svolge qualcosa di lecito e utile alla collettività.
In inglese si distingue tra White Hat Hacker e Black Hat Hacker. Il colore del cappello bianco o nero è una metafora che rimanda ai primi film western in cui i buoni avevano un cappello bianco e i cattivi quello nero.
Possiamo quindi dire che ci sono hacker buoni e hacker cattivi. Prima di capire cosa li differenzia, è necessario evidenziare le peculiarità di un hacker, cosa lo distingue dal semplice utilizzatore di un sistema informatico.
Possiamo dire che l’hacker è innanzitutto una persona molto intelligente e un abilissimo programmatore, uno “smanettone” capace di utilizzare le sue conoscenze per aggirare e superare i sistemi di sicurezza informatici che di solito sono protetti da password e altri sistemi biometrici di riconoscimento. Riesce, in altre parole, a trovare le chiavi di accesso sfruttando le sue abilità e le falle presenti nei sistemi che prende di mira.
Ma queste sue abilità e conoscenze non per forza devono essere usate per compiere qualcosa di illegale. Ci sono anche hacker “buoni” e hacker “etici” che svolgono attività lecite o utili alla collettività.
Chi sono gli hacker cattivi
L’hacker cattivo è quello che fa ciò che fa con un’intenzione malevole. Può ad esempio penetrare nei sistemi informatici delle organizzazioni governative, bloccare e mettere fuori uso siti web, accedere al computer di qualcuno a sua insaputa e così via.
Perchè un hacker è cattivo? Nella migliore delle ipotesi un hacker svolge qualcosa di illegale solo per dimostrare le sue abilità, senza voler trarne un profitto diretto. Nella peggiore lo fa per trarne un profitto che può essere materiale o no. Può ad esempio rubare i dati di accesso al conto in banca di qualcuno per sottrargli soldi, usare le informazioni rubate per venderle a qualcun altro, o anche per causare un danno a qualcuno per vendetta.
Tra i più famosi hacker cattivi si può ricordare innanzitutto Anonymous, un gruppo di hacker che incoraggia la disobbedienza civile e famoso per vari attacchi a siti web e organizzazioni governative. Ci sono poi Adrian Lamo, noto per aver bucato i sistemi di aziende come Yahoo e Microsoft, e Kevin Mitnick, conosciuto col nick Condor e finito in prigione per aver violato i sistemi informatici del governo statunitense.
Chi sono gli hacker buoni
Come premesso, ci sono anche hacker che utilizzano le loro abilità per fini leciti o utili alla collettività. Un hacker, ad esempio, può essere assunto da una società per scoprire eventuali falle di sicurezza nei suoi sistemi informatici. Le grosse aziende come Apple e Microsoft utilizzano spesso hacker per verificare l’affidabilità dei loro sistemi. In pratica gli hacker buoni collaborano con gli sviluppatori.
In altre parole gli hacker buoni sono utilizzati per combattere gli hacker cattivi. Tra gli hacker buoni ci sono, ad esempio, Ken Thompson, co-creatore di Unix, Larry Wall, creatore di Perl, e Dan Kaminsky, che ha lavorato per Cisco, Avaya e IOActive e famoso per aver scoperto il Sony Rootkit: si trattava di un sistema anticopia illegale implementato da Sony BMG e che rendeva vulnerabili ad attacchi malware i PC sui quali veniva installato.
C’è infine una categoria un po’ grigia di hacker, ovvero quella degli hacker buoni solo nelle intenzioni. In pratica fanno quello che fanno perché pensano di fare qualcosa di utile alla collettività. Il fine, però, non li giustifica perché fanno sempre qualcosa di illegale, come un qualsiasi cittadino che decide di farsi giustizia da solo.
Ogni società ha delle regole, e ha i suoi organi per farle rispettare come le forze dell’ordine. Per quanto possa sembrare nobile l’attività di questi hacker, rimane pur sempre da condannare. Un Robin Hood, che ruba ai ricchi per donare ai poveri, è un personaggio affascinante, ma rimane sempre un ladro. In una società civile non ci si può sostituire alle forze dell’ordine e sentirsi al di sopra della legge.