Basato su una rete distribuita, Diaspora è un social network amato dai terroristi dell’ISIS per la loro propaganda perchè non è possibile bloccare e rimuovere i contenuti
I vari Facebook, Twitter e compagnia bella sono molto attenti che tra i loro utenti non ci siano persone con intenzioni violente. Non appena ricevono una segnalazione, provvedono immediatamente a bloccare gli account incriminati, e la stessa cosa è avvenuta col gruppo estremista islamico ISIS o ISIL, salito alle cronache in questi giorni per l’uccisione del giornalista americano James Foley. Un’uccisione barbarica che è stata rivendicata attraverso un video fatto circolare su Internet.
Questi gruppi terroristici non sono solo abili nelle armi, ma sono anche in grado di utilizzare i più innovativi strumenti tecnologici per portare a compimento i loro obiettivi. E naturalmente i social network sono un’ottima piattaforma per propagandare il loro messaggio e portare avanti una campagna del terrore. Così, dopo che il loro account su Twitter è stato bloccato, gli esperti di ISIS si sono affidati a Diaspora.
Diaspora è una piattaforma open source e quindi senza scopo di lucro, che nasce per offrire una piattaforma sociale in stile Facebook dove gli utenti possono condividere messaggi in assoluta sicurezza. Se da un lato è apprezzabile che Diaspora tuteli la privacy dei vari utenti senza che i propri dati personali possano essere ceduti ad altri, è anche altrettanto vero che queste stesse funzioni possano far gola a chiunque voglia nascondersi e non lasciare traccia delle proprie attività come appunto i terroristi.
Si tratta poi di una piattaforma decentralizzata con le informazioni che vengono instradate attraverso una rete di nodi chiamati pod. Di conseguenza, la mancanza di un server centrale impedisce ai suoi ideatori di bloccare e rimuovere i contenuti che vengono condivisi. Questo ha attirato quindi i terroristi dell’ISIS e la cosa ha seriamente preoccupato la Fondazione che sta dietro a Diaspora.
I recenti fatti, quindi, potrebbero mettere in discussione l’intero progetto. Diaspora ha già avuto un passato difficile, con uno dei fondatori morto per suicidio all’età di 22 anni e difficoltà nel reperire i fondi per sostenere il lavoro di sviluppo. Ma la Fondazione ha fatto sapere che la natura decentralizzata della rete è uno di quei punti che non possono essere modificati. Per ora, quindi, i terroristi possono stare tranquilli e continuare a svolgere la propria attività di propaganda del terrore.